Gellu NAUM



 



Datoritã unui fenomen
Grazie a un fenomeno

Grazie e un fenomeno quasi fisico la mia vista s’annebbia
Là presso il fenomeno Zenobia pronunzia una parola estremamente
visuale sempre la stessa ma che fa scattare ogni qual volta
l’immagine di un oggetto o di un personaggio totalmente diverso
Prendo il mio bidone e grido Mamma vado dal
benzinaio
Poiché non è mia madre lei mi guarda con
inusitato odio

Fuori ci sono ancora in alcuni posti dei bambini assai grassotelli
Uno di loro mi scaglia addosso un sasso grigio Penso di tornare per
mettermi gli scarponi affinché rifaccia quel rapporto ma ripenso
subito e vado dal benzinaio

Sulla strada alcune giocatrici di pallacanestro lunghe e non
sorvegliate da vicino disegnano a gesso colorato sull’asfalto Passo
e una di loro mi strappa il bidone e vi scrive una parola la stessa
che Zenobia pronunziava poco tempo fa Le grido
Perché fai questo mamma

E poiché mi fa la boccacce la picchio furiosamente

Lei digrigna ringhia scappa Le altre mi corrono
dietro ad una distanza convenzionale con passeggi di palla e
urla selvagge

Nella vetrina rivedo il cappello di scura felpa che sogno
lo bacio l’abbraccio poi voltando la faccia verso le giocatrici
di pallacanestro me lo metto in testa Ma il cappello è paurosamente
grande mi casca sulla fronte sulla bocca Vedo tuttavia nel suo interno (che si
trova fuori me benchè mi trovi fino bocca dentro) il contorno
vago di una stazione azzurra
là dove finisce la stazione e incomincia il vuoto
qualcosa che mi somiglia galleggia quale luna nera Mi calco il cappello
fino alle spalle e mi metto a piangere
fuori si sentono della grida Le giocatrici di pallacanestro tornano a giocare
Sembrerebbe che fossi nato

 
Tonul si mãsura
Il tono e la misura

Sul cielo estremamente azzurro di una città spuntano talvolta
immensi globi arancione la cui trasparenza lascia
vedersi come per vetrate le mappe dell’al di là
l’ognipossente lentezza del librarsi ci sposta su un ippodromo
armonioso in cui l’esplosione solare ci rinfresca e
risciacqua i nosti grembiali buttati alla rinfusa lungo
la cinta
fra uno sbalorditivo stato d’evento e una fragile
luminosità si ricompongono i nosti echi che non si
spegneranno mai

altre volte alcuni abitanti son colti dal panico non
appena scorgono i contorni lontani e grigi d’uccelli
a profilo d’aquila eraldica
alti 400 metri e sempre sulla verticale con le ali serrate e
quasi ritagliati in dure lamiere essi non volano bensì stanno laggiù
assiderati tra ghiacciai d’aria
sopra la testa un turbinio di penne
la velocità del loro assideramento supera di tanto la corsa
disperata dello stuolo di piccioni che essi ingoiano
senza spostarvisi
dato che non ci guardano mai negli occhi potrebbero
ignorarci

il resto del tempo la nathura è meravigliosa


Ce frig
Che freddo fa

Verso l’autunno s’avvicinano le donne il ceppo del mondo
la mussolina annodata sotto gli occhi
alcuni porgonmo loro del frumento con grande amore sotto pioggia
l’acqua su di esse come sulla gronda cade
nemmeno sapete che freddo fa Ma nelle stanze riscaldate
altri del loro rango le carezzano
noi saltelliamo ai vetri le invochiamo
ma come mai potrebbero sentrici nella loro tenera oscurità
abbracciateci voi amate nostre allattateci siamo
bravi ragazzi
se c’è bisogno diciamo pure mamma applaudiamo
scandiamo le leggi del mondo in cui vaghiamo soli e tristi
dateci dei nastri per la fronte
se c’è bisogno possiamo vestire di colori strepitosi
nemmeno sapete che freddo fa Riparate alle ascelle le nostre dita tramortite
nella loro esitante elettricità
giungemmo a piedi a occhi chiusi ciascuno sulle trace di un cavallo
ci spingeva il vostro ostinato principio che sentivamo benissimo
scavammo corridoi verso di voi la terra incollata alla bocca
amate nostre non vi rendete conto
ci avviciniamo a squadre noi i soli a non scordarvi
potete anche partorirci vale lo stesso
rotolati alla rinfusa come della ruote dimentiche
ahi voi mietitrici ci sotterriamo sotto la soglia

Echivalente italiene de Geo VASILE
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