POEME ROMÂNESTI ÎN LIMBI STRĂINE


Tudor ARGHEZI




Tu sei simile a colui il quale
Ti ha impastato, ti ha cercato e ideato
Ed è rimasto in te, impietrato, il segno
Del colpo della spada vittoriosa.

A colui che tocca intatto il fagno
E può spingere il suo percorso anche oltre il cielo,
In mezzo a rame, selce e ferro:
Gigantesco, calmo, agile.

Egli aspira a mutarsi in lastra di marmo,
A sublimi solitudi di stalattite,
Da sempre del tutto dissimile,
Con le ali serrate che viaggiano con lui.

Tu sai tacere quando è da tacere
E in ogni ora inalzi una torre
All’Arcangelo, al grande taciturno,
Inquieto per la sua forza pesante.

Tu sai soffrire, amare e consolare,
Dagli uomini lontano e da te stesso,
Ma non son gioie languide e sospiri
Che appannino il tuo acciaio e il tuo fulgore.


***

Dove mai sarà andato Fat Frumos,
sul suo cavallo, ché non lo si vede
in nessun luogo più, per quanto il sole
alto risplenda e si abbassi la luna?

Deserti e afflitti, per l’ultima volta
dal cielo i monti con lor cime vogliono
vederlo nella valle di granito,
vivo se è vivo, oppur morto se è morto.

Il suo canto, che tutta questa terra
circonfondeva tal quale in un sogno,
sì che anche l’occhio dei falchi restava
chiuso in ascolto, s’è interrotto a un tratto.

S’è staccato dai boschi ed è scomparso
dal piano; trsite, come priva d’anima,
questa terra non trova più ragione
che ci sia il giorno e discenda la sera.

Suonava il flauto suo; intorno, decine
di candidi villaggi affascinati,
centinaia di giovani e di vergini
ne ascoltavan le doine all’imbrunire.

Si svegliavano all’alba alla sua doina,
Si innamoravan alle sue canzoni,
si sentivan leggeri i fidanzati
e più belli, clacando l’erba soffice.

Farfalle ballerine nevicavano
su lui a schiere; amico di cinghiali
e di cervi, le fiere lo guardavano
comme fanciulle amabilmente timide.

Nessuno ha idea di dove mai sia andato
Fat Frumos della chioma folta e nera,
dagli occhi azzurri come lapislazzuli,
delle sottili sopracciglia arcuate?

Giù dai monti, a cavallo per le rupi,
è sceso e quantto notti ha sfavillato
la terra sotto gl’impazienti zoccoli
che han lottato col vento e con la pietra.

Prese il flauto, ma prese anche la scure
e armi pesanti, in mano a lui leggere;
e passò, come freccia per il bosco,
come fulmine apportator di sole.

Attraversò tutto il Paese; e quando
il Danubio non volle dargli il passo,
lo fendette balzandovi nel mezzo,
col petto in acqua e con il casco fuori;

e quel nero stallone che sbuffava
con le nari a fior d’acqua, avresti detto
che transportava Dio, o quanto meno
un messo di Traiano oppur del Papa.

La razza tetra, laida e sanguinaria
che dimora nel mondo sublunare
minacciava le doine e la bellezza
fiera di Fat Frumos, la sua gauezza.

E Fat Frumos, interrompendo il canto,
sentì nel sangue divampare fiamme;
nella voce, nel pane e nella terra
il calore senti del cielo avito.

E nella vita sua una luce vuova,
e un appello veniente delle Altezze
e dovunque una voce sconoqsciuta
e un esortar di segni e di sussurri

ignoti fino allora, che sorgevano
per dissolversi l’uno dopo l’altro,
mentre in ciel comparivano figure
alate, esseri bianchi si affollavano.

Si alzavan grandi flutti, risuonava
come fiaco il fogliame e l’orizzonte
era come un vassoio sagittato.
Clamor di plausi e murmure di ferro
in una tessitura sanguinosa
di esistenze e di lance raffrenate.

Ora il nemico è andato ad ammazzarlo;
che lo anneghi in un vortice di sangue
o disserri la sua tenebra fitta,
misericordi ma senza pietà,

comme vorrà, ché il degno successore
di Stefano e di Vlad Impalatore
alza per l’avversario are di roccia,
ma pure forche, erette e ben piantate.

Tu, o Patria, attendi che di nuovo i loro
canti si insinuin silenziosamente
tra i rami, dall’oriente all’occidente,
e dall’una frontiera fino all’altra.

Traducere de Claudio MUTTI

Psaume

Je te pèse en tumulte et en silence.
Depuis longtemps tu es ma venaison.
Que je te tue si tu es mon faucon
Ou que j’implore, à genoux, ta clémence?

Pour la croyance ou pour le désaveu
Je te cherche, hardi et tout en vain.
De tous les rêves tu restes le mien
Et je n’ose t’abattre de tes cieux.

Comme au miroitement d’un chemin d’eau
Tantôt tu sembles être, tantôt non.
Je t’aperçus parmi les astres ou les poissons
Comme, lorsqu’il s’avreuve, le taureau.

Seuls, maintenant, dans ton conte de fées
Je me dispute avec toi le pouvoir
Et, sans vouloir à tout prix la victoire,
Je veux hurler, en te touchant: „Il est”!

Traducere de Ion ROSIORU


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